Il Carteggio dei Serassi e la loro produzione in Piemonte e nel Canavese

di Pier Maria Soglian

Conservato nella Biblioteca civica “Angelo Mai” di Bergamo, alla segnatura R 79 3-5, il Carteggio comprende 759 lettere, 8 progetti, 50 collaudi, 80 componimenti letterari, più una dozzina tra documenti e articoli di giornale. Vi sono coinvolti musicisti e teorici, intellettuali, “dilettanti”, mecenati ed amministratori pubblici, amministratori ecclesiastici (parrocchiali e conventuali), organisti locali e di rilievo regionale o nazionale, organari.

Visto nella storia della bottega-ditta Serassi questo Carteggio copre una parte cronologica rilevante: quasi un secolo, da fine ‘700 a fine ‘800, ma sono oscuri, almeno sinora, i criteri con cui è stato raccolto: non è certamente un epistolario organico che segua tutte le opere prodotte. È invece molto probabile che esso sia iniziato con Giuseppe II, negli anni 1800-1817, come documentazione per le Lettere sugli organi ed il primo Catalogo, e sia continuato senza un ordine preciso ma, volta per volta, in base alle pratiche in corso: progetti, contratti, contestazioni. La stessa distinzione, al suo interno, tra lettere, progetti e collaudi, componimenti letterari, non è utile per la fruizione: a parte i pochi effettivi progetti contrattuali, la progettazione ed il collaudo si trovano molto spesso all’interno della corrispondenza; in qualche caso progetto,o collaudo, e corrispondenza sono stati smembrati.

Letto verticalmente, il Carteggio documenta il percorso storico della Ditta:

a) fino al 1817 cui mette capo l’intensa attività promozionale di Giuseppe II

b) dal 1818 al 1846 cioè fino alla pratica per l’ottenimento del titolo di “Regia fabbrica privilegiata” (di prossima pubblicazione a cura dello scrivente), ove, con un catalogo di tutti gli organi costruiti a partire dal 1830, la ditta viene definita nel suo organico, volume d’affari, costi e profitti ormai a livello di moderna azienda manifatturiera

c) dal 1846 al 1868 periodo della piena maturità industriale, rappresentato dai Cataloghi del “ragioniere” G.B. Castelli nonché dalle Norme generali sul modo di trattare l’organo moderno, dello stesso Castelli (ed. 1862)

d) dopo il 1868, fase di declino, culminante nell’uscita dalla ditta del Locatelli con gran parte delle maestranze (1870); dei lavori di quest’epoca però non è stato tenuto catalogo.

Non stupirà che, delle quasi 800 lettere i periodi più documentati siano il secondo, più di 400, ed il terzo, circa 200. D’altronde già nel 1846 l’articolato organico della ditta prevedeva due “impiegati di concetto”: Attilio Mangilli, Agente generale con mandato e Viaggiatore, e Giovanni Battista Castelli,Agente di Studio per la tenuta dei registri e della corrispondenza.

In una lettura analitica il Carteggio fornisce dati su ciascun organo nella sua storia tecnica (progetto, cassa e fonica, costi, contratto, postille e aggiunte, condizioni economiche, modifiche, riparazioni, trasporti e dazi, autorizzazioni amministrative, contestazioni, collaudi, …) che, per una piena fruizione vanno integrati mediante un riscontro con la documentazione locale; inoltre apre prospettive su ambiti non solo organistici e organologici, ma di interesse storico più ampio e non solo musicale.

Perciò, come ogni carteggio, è tanto più fruibile quanto più trova integrazione nelle lettere corrispondenti e nei documenti e negli studi locali, per ambiti culturali locali, come abbiamo fatto, in collaborazione con studiosi locali per il Piemonte e, al suo interno, per il Canavese.

L’alto numero di lettere riguardanti il Piemonte corrisponde alla diffusione dell’attività della Ditta, a differenza di altre zone (Venezia, Trento, Mantova, …) in cui ad un minor numero di opere corrisponde una complessa serie di trattative e contestazioni. Sono testi di più di 40 autori e corrispondenti: il primo periodo fa capo ad un sonetto di Lorenzo Alifredi per San Benigno Canavese (1783) e a una lettera di Luigi Barberis per s.Tomaso di Torino (1787); più ricchi gli anni ’20, ove l’attività serassiana è sostenuta da musicisti locali, come G.Battista Colombo per Asti, G.Arcangelo Gambarana per Casale Monferrato, Carlo Minochio, Luigi Gambarotta ed Evasio Porta per Torino, ove si conclude un periodo di concorrenza con i Concone, vinta da questi ultimi per la basilica mauriziana, dai bergamaschi per s.Filippo.

Ancora musicisti, negli anni ’30-40, come Giuseppe Cerruti, Antonio Rajneri, i filippini G.Bernardo Scaletta e Carlo Derossi, ed i collaudatori Pietro Marini e Felice Frasi; notevole la corrispondenza di Luigi Perosi, 41 lettere tra 1832 e 1847, per il Tortonese e l’Astigiano; funzioni particolari svolgono l’avvocato Carlo Monti di Borgomanero, organista dilettante e “procuratore” dei Serassi, e membri della nobiltà come Carolina del Carretto e Roberto Tapparelli d’Azeglio; a fine anni ’40 risalgono lettere da Novi Ligure, di Giuseppe Savio d’Ambrogio, Luigi Perolo e Camillo Guglielmo Bianchi: quest’ultimo, già operaio dei Serassi, vi avviò un’attività propria; il Perolo promosse l’espansione serassiana in Corsica; per Cuneo è testimoniata la fedeltà ai Serassi con le lettere di Giuseppe e Vincenzo Goletti, dal 1846 agli anni ’60.

Non molti i corrispondenti dell’ultimo periodo, anni ’60-70, tra cui spiccano Giuseppe Molinari da Borgomanero e Carlo Fassò da Novara; ancora pratiche per l’Astigiano e Cuneo e, per il Vercellese, oltre a Vincenzo Pozzolo, ancora Frasi, che testimonia della concorrenza di Felice Bossi e Camillo Guglielmo Bianchi.

Rimando all’ipertesto di base i riscontri coi corrispondenti del Canavese-Vercellese occidentale, oggetto di una specifica ricerca in collaborazione con Adriano Giacometto, in cui si è verificato lo schema storico qui sopra tracciato confrontando il Carteggio con gli studi e i documenti locali. Poche lettere, rispetto all’alto numero di produzioni in zona, ma che, oltre ad aggiornare i dati, hanno evidenziato personaggi, come Giuseppe Megnet, e vere e proprie “scuole”, come quella di Gaudenzio De Regibus - Carlo Prola - Felice Boratti - Bernardo Barasa e, collegata poi con questi ultimi due, quella di Felice Frasi - Carlo Spattini - Giuseppe Bossola - Vincenzo Pozzolo; interessate prima all’espansione dei Serassi, poi alla concorrenza, specie dei Bossi.

Ne emerge il seguente percorso: una prima affermazione pionieristica di Andrea e Giuseppe Serassi, quindi la scelta della loro ditta, “per fama”, come esemplare dell’organaria lombarda; in seguito un’intensa produzione fondata sulla capacità di operare a distanza e contemporaneamente in più luoghi (evidenziata dal mezzo epistolare), che però mette capo a un surplus di attività, ove viene a mancare il rapporto diretto tra committenti e titolari della Ditta, favorendo così la ripresa della concorrenza sia di produttori locali sia di nuovi concorrenti, specie lombardi trasferitisi in zona.

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