La Famiglia Organara Vittino

In occasione del 180°della famiglia organara Vittino di Centallo (CN), Antichi Organi del Canavese dedica in AOC017 una interessante monografia con ben tre strumenti documentati

I 180 anni della famiglia VITTINO

di Adriano Giacometto

Le origini della famiglia Vittino sono biellesi: Graglia e Netro due località alle pendici della Serra d’Ivrea, e proprio in questo ambito sono da ricercare le loro radici artistico-organarie alla scuola dei fratelli Ramasco, di Giovanni e Giacinto Bruna.
Pietro Vittino (1780-post 1830), già organista presso la Collegiata di S.Andrea a Savigliano, nel 1822 è titolare a Centallo, due anni più tardi dà vita ad un laboratorio organario col fratello Carlo(1805-1868); tuttavia Pietro pare maggiormente legato all’attività musicale, lo ritroviamo nel 1824 titolare a Caraglio e nel 1829 organista a Cuneo.
Grazie all’appoggio del fratello Pietro e grazie alle proprie qualità di abile organaro, sin dai primi anni di attività si susseguono con una certa continuità le collocazioni. Nella primavera del 1829, a conferma dell’acquisita posizione, sposa Silvina Zucchi appartenente a una delle famiglie centallesi di maggior prestigio. Il successivo passo è il trasferimento del laboratorio nella bella residenza Zucchi, laboratorio destinato a giungere sostanzialmente inalterato e senza interruzioni fino ai nostri giorni attraverso le successive cinque generazioni della famiglia Vittino.
Della numerosa prole di Carlo tre figli scelgono l’arte del padre: Annetta (1834-1886) uno dei primi esempi noti di donna-organara, Vittorio (1841-1886) organaro provetto e valente musicista e Francesco (1849-1923) lavoratore intelligente e studioso, anello di raccordo con la generazione successiva.
L’attività dei fratelli Vittino dura una ventina d’anni; ritmi sostenuti che permettono la collocazione di oltre 50 strumenti, alcuni dei quali di notevoli dimensioni: Boves 1871, Cuneo/S.Maria 1874, Centallo 1882, Savigliano/S.Andrea 1888 e il monumentale organo che varrà loro la medaglia d’oro (massima onorificenza) all’Esposizione Generale di Torino del 1884, strumento poi collocato nel 1885 nella parrocchiale di Dogliani (2 tastiere, 70 registri, 2460 canne).
Annetta sposa nel 1865 il già vedovo Giacomo Vegezzi-Bossi, discendente da una antica famiglia di organari che già all’epoca poteva vantare oltre tre secoli di storia: in Canton Ticino nel XVI secolo, a Bergamo dal 1635 infine a Torino con Felice Bossi dal 1850. Nel laboratorio torinese Annetta assume la direzione tecnica della fabbrica, mentre al marito Giacomo spetta il delicatissimo compito dell’intonazione e dell’accordatura degli organi collocati in ogni parte d’Italia.
Inizia così un proficuo periodo di collaborazione tra le due case unite dalla parentela e dalla stima reciproca dando origine a uno scambio vicendevole di maestranze e di materiali. Collaborazione che porterà alla premiazione di entrambe con la massima onorificenza alla già citata Esposizione Generale di Torino del 1884, in questo caso col grande organo collocato poi nella chiesa torinese di S.Massimo (strumento che sarà nei prossimi anni oggetto di restauro da parte dei laboratori Vegezzi-Bossi). Deceduto nel 1883 Giacomo Vegezzi-Bossi, la fabbrica di Torino continua sotto il nome di Annetta Vittino e Carlo Vegezzi-Bossi, figlio del primo matrimonio con Angiolina Olioli Fasola.
Francesco (1870-1943), figlio di Annetta e Giacomo, si trasferisce a Centallo presso gli zii materni fino al 1893 quindi torna a Torino con Carlo e per 15 anni – il periodo di maggior splendore della fabbrica torinese – dedica la sua instancabile attività ai magnifici strumenti che in quel periodo vengono collocati in tutta Italia e all’estero. Sono gli anni in cui si afferma la riforma organaria, anni di studio e di perfezionamento, e Francesco artefice coscienzioso, organaro di pura razza si specializza nella costruzione delle canne raggiungendo altissimi livelli qualitativi.
Nel 1908 si trasferisce definitivamente a Centallo rilevando il laboratorio degli zii Vittino; negli anni successivi, con l’aiuto del figlio Carlo (1900-1977) colloca grandiose opere dal Nord Europa alla punta meridionale dell’America. La ripresa dagli eventi bellici risulta assai difficoltosa, aggravata dalla perdita del padre Francesco, ma Carlo continua con tenacia l’opera della famiglia con nuovi studi e progressi tecnici.
Studi che ripende il figlio Francesco (1937-1984) rivolti soprattutto alla trasmissione, sia meccanica sia elettronica e sulla parte fonica – degno erede della tradizione di due grandi famiglie organarie – interrotti dall’improvvisa morte nel 1984.
A raccogliere l’importantissima eredità delle due case organarie più antiche d’Italia è il figlio Enrico(1964), che in collaborazione con Bartolomeo Brondino, già collaboratore della ditta dal 1980, ottimo accordatore e intonatore, opera alla gestione e allo sviluppo tecnologico della storica azienda. I numerosi e importanti restauri effettuati su strumenti di differenti epoche e caratteristiche foniche, e i più di 20 nuovi strumenti costruiti dal 1984 sono la miglior testimonianza che i 180 anni di tradizione Vittino e gli oltre 450 anni di tradizione Bossi sono in ottime mani!

I tre strumenti documentati in AOC017 ben sintetizzano l’arte della famiglia Vittino: dall’organo centallese di S.Michele – opera di Carlo nel 1853 – ai lavori dei fratelli Annetta, Vittorio e Francesco, in particolare il monumentale strumento cuneese in S.Maria della Pieve collocato nel 1874, uno dei capolavori della produzione di casa Vittino, e infine l’organo di Busca S.Chiaffredo costruito nel 1884 Un vasto catalogo di opere, che a partire dal 1824 copre l’intero XIX secolo e giunge ai primi anni del Novecento; più di 180 lavori in buona parte conservati.
L’ideale fonico Vittino, evidenziato con dovizia dalle registrazioni messe a punto dal m° Cognazzo sui tre strumenti utilizzati nell’incisione, è il naturale sviluppo dell’organaria piemontese codificata dai Ramasco nel XVIII secolo, perfezionata e portata al massimo splendore dai Bruna tra fine Settecento e i primi dell’Ottocento. Non è un caso se le prime notizie di un laboratorio Vittino sono di poco successive alla scomparsa di Giovanni Bruna avvenuta nel corso della collocazione dell’organo di Druento. Stretti rapporti di condivisione di un ideale fonico comune a partire dal luminoso Ripieno Vittino fino al gusto tutto particolare per i registri ad ancia. Un legame che rimane stretto per l’intero Ottocento: nel 1885, a Dogliani, i fratelli Vittino collocano tra le tre ance al pedale il Serpano; gli unici altri esempi di tale registro in ambito piemontese sono di Giovanni Bruna, nel 1810 a Montanaro e nel 1817 (Contratto) a Druento.
Della nutrita serie di collaboratori e allievi, i soli Vittino hanno saputo dare continuità e sviluppo alle idee del Bruna garantendo il necessario supporto ad un idale fonico condiviso.

Per un interessante approfondimento: Antica Bottega Organara Vegezzi-Bossi di Brondino Vegezzi-Bossi S.n.c.

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